Chi ha paura della stele?
Dal giornale “Roma” del 10/07/07
San Sebastiano al Vesuvio. La “pianta della speranza” sradicata, Alfredo Avella: << Giorno terribile, ce lo hanno strappato di nuovo >>.
Vandalizzato il monumento di Paolino
Per quattro anni in quel fazzoletto di terra nessun fiore, nessuna pianta è riuscita ad attecchire. Anche se nel corso di questi quattro il papà, la mamma e il fratello di Paolino Avella su quell'angolo di marciapiede ci sono ritornati. Ogni sera. Scope e ramazze per lustrare la stele, acqua e fertilizzanti per "coccolare" una pianta che li teneva legati al ricordo di Paolino. Niente. Per quattro anni niente: inevitabilmente ogni fiore appassiva, ogni pianta seccava. Fino a quando la mamma di Paolino non scova presso un floricoltore di Portici una pianta bellissima. Le viene spiegato che la pianta è di origini francesi. Ed ha un nome delicato, dolce, musicale. Si chiama "Sundaville". Quando fiorisce apre grandi fiori bianchi, proprio come piacciono a lei. E' aprile. E per la prima volta una piantina attecchisce. Cresce. Diventa rigogliosa. E comincia ad arrampicarsi su per la stele, abbracciando con i suoi magnifici fiori bianchi la pietra lavica installata in quell'angolo di strada in cui il 5 aprile del 2003 a Paolino Avella è stata portata via la possibilità di diventare grande. Quei fiori rappresentavano la vita che ricomincia, la speranza. Ma qualcuno, l'altra notte, ha sradicato la pianta. Al suo posto solo un buco nel terreno. E poco più in là un mucchietto di escrementi. Un affronto, forse. Uno sfregio, forse. O forse un messaggio: d'altro canto che quella stele dà fastidio non è una novità. Più volte, in passato, i residenti - e a dire il vero anche qualche amministratore del Comune di San Sebastiano al Vesuvio - avevano espresso la volontà di abbattere la stele. Poi il rischio di non avere più alcun simbolo - lì dove Paolino Avella era divenuto un simbolo di speranza - era rientrato. Fino all'altra sera.
I genitori di Paolino sono distrutti. << E' stato terribile - dice Alfredo Avella - andare lì per godere della vista dei quei fiori, e del messaggio che portano con sè, e non trovare niente>>. Il papà di Paolino si ferma. Una lacrima. Alfredo Avella la ricaccia indietro: E' stato terribile. Dopo quel 5 aprile questo è stato il giorno più brutto della nostra vita. E' come se avessero ammazzato un altro nostro figlio. Lo so che può sembrare banale. Una pianta è pur sempre una pianta. Ma in questo caso non è così: chi ha divelto quella pianta è la tessa persona che aggredisce i poliziotti in strada, è la stessa persona che uccide agli stadi, è la stessa persona che lancia pietre contro gli uomini in divisa, è la stessa persona che non permette a questa società di migliorarsi>>.
Per questo da questa mattina la lapide di Paolino Avella sarà spoglia e senza fiori. Al posto di quella pianta resterà un buco nel terreno ( << mia moglie voleva comprarne un'altra - prosegue Alfredo Avella - ma io l'ho fermata: la gente deve sapere che qualcuno ci ha portato via anche questo >> ) e un bigliettino che recita: << Una mano sporca e vile ha strappato da questo luogo quel fiore bianco, messaggio d'amore e speranza, che tanto faticosamente era sbocciato. Al suo posto: il nulla, a testimonianza della barbarie, unico prodotto di parte di questa società malata>>. Ad apporre il bigliettino proprio Alfredo Avella: << "Parte" della società perchè comunque la speranza resta. La speranza che non ci sia solo male, che non sia tutto nero. Magari, chi lo sa, chi ha portato via la pianta deciderà di restituirla. Io lo spero. Perchè significherà che anche qualcos'altro ha attecchito>>.
Nadia Labriola